DSA

DSA: Disturbi Specifici di Apprendimento

Da alcuni anni è diventato sempre più comune l’uso del termine DSA. A scuola, in ospedale e tra genitori si sente discutere di questo argomento. È importantissimo conoscere alcune linee guida di tale disturbo per cercare di individuare velocemente le sue caratteristiche e iniziare il percorso opportuno.

Il bambino

Frustrazione, vergogna e senso di inefficacia sono alcuni tra i sentimenti che può provare un bambino con disturbo specifico dell’apprendimento, in assenza di riconoscimento di tale disturbo.
Il bambino infatti, può percepirsi incapace ed incompetente nei compiti scolastici, sia nei confronti dei propri coetanei che delle aspettative degli adulti perché, indipendentemente dal suo impegno, ottenere risultati scolastici accettabili è frutto di un grande sforzo.

Sono bambini intelligenti e proprio per questo possono essere rimproverati o puniti dai genitori e dall’insegnante,tuttavia il disimpegno nello studio potrebbe non essere la causa dei problemi scolastici ma la conseguenza delle difficoltà e del disagio emotivo che può vivere un bambino con un disturbo specifico dell’apprendimento.

Il disturbo

I Disturbi Specifici di Apprendimento, identificati con la sigla DSA, sono un gruppo eterogeneo di disordini.

Essi implicano difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di abilità specifiche:

  • comprensione del linguaggio orale,
  • espressione linguistica,
  • lettura, scrittura,
  • ragionamento,
  • matematica.

La diagnosi di DSA viene posta in assenza di cause neurologiche, di deficit uditivi o visivi che possano essere causa della difficoltà, di problemi di natura emotiva, di un generale ritardo di sviluppo o un ritardo mentale.

La caratteristica comune che consente a questi disturbi di essere riuniti sotto il nome di DSA, è la “specificità” del dominio interessato (che risulta deficitario rispetto all’età o alla classe frequentata) e della “discrepanza” di quest’ultimo rispetto all’intelligenza generale (che invece risulta adeguata per l’età cronologica del soggetto).

Tali disordini, presenti in circa il 15% dei bambini, sono intrinseci all’individuo, cioè derivano da cause operanti all’interno dei meccanismi del Sistema Nervoso Centrale e non sembrano imputabili a cause esterne o ambientali, ma ad una disfunzione del Sistema Nervoso Centrale; pertanto, in presenza di DSA non si parla di una disabilità, ma piuttosto di una mancata acquisizione di un’abilità.

Dislessia

La dislessia è una disabilità specifica dell’apprendimento, essa è caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente, e da scarse abilità nella decodifica.
Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, stancandosi rapidamente, dal momento che non riesce a farlo in maniera automatica, e finendo col commettere errori e rimanere indietro.

La dislessia si manifesta con una lettura sia orale che a mente scorretta e/o lenta e può manifestarsi anche con una difficoltà di comprensione del testo scritto, inoltre la lettura orale è caratterizzata da distorsioni, sostituzioni od omissioni.

La possibilità di leggere e riconoscere una parola è influenzata da diversi fattori linguistici, come la frequenza d’uso di una parola nel lessico infantile e il grado di concretezza della parola, per cui, ad esempio la parola “cane” per il numero di lettere, complessità ortografica e frequenza di utilizzo e rappresentabilità della parola è più facilmente leggibile di una parola come “accordo”; così come la parola “patata” risulta più semplice da leggere della parola “strada” poiché, pur avendo lo stesso numero di lettere costituenti, la parola “strada” accosta una serie di suoni più difficili da pronunciare insieme rispetto alla parola “patata”, nella quale l’alternanza di consonante e vocale è regolare e questo facilita certamente la ricostruzione della parola per via sillabica.

Nei buoni lettori la lettura può avvenire mediante la via fonologica, cioè attraverso l’elaborazione della parola divisa in unità e la conseguente conversione del grafema in fonema; oppure mediante la via lessicale, che implica il riconoscimento visivo della parola nella sua interezza.
Mentre la via fonologica è maggiormente impiegata per la lettura di parole sconosciute o non parole, la via lessicale interviene in maniera automatica nei processi di lettura di parole conosciute, permettendo il recupero nella memoria dello stimolo visivo e del conseguente suono corrispondente, in modo rapido e scorrevole.

Disgrafia

La disgrafia è un disturbo qualitativo del processo di trasformazione delle informazioni verbali ascoltate o pensate in forma scritta, per cui l’apprendimento della scrittura si rivela difficile e faticoso, questo disturbo non interessa le regole ortografiche e sintattiche anche se vi è una ricaduta sui testi prodotti per impossibilità di rilettura e autocorrezione.

La disgrafia può essere dovuta a numerosi fattori.
Il bambino ha difficoltà nel ricordare come si formano le lettere e nel riprodurre la forma delle lettere nelle diverse modalità: stampatello, corsivo, minuscolo, maiuscolo; inoltre ci sono gravi difficoltà nel mantenere i rapporti di misura, spessore, spazio sul foglio.
Spesso il bambino tiene la matita in modo sbagliato e l’atto della scrittura diventa faticoso, la scrittura può essere un misto di lettere maiuscole e minuscole.

L’automatizzazione nella scrittura dovrebbe avvenire, generalmente, dalla terza elementare, da questo periodo è possibile, per il bambino, velocizzare la scrittura e personalizzare la grafia, e, nella lettura, avere l’impressione di accedere direttamente al significato, senza bisogno di un’attenzione eccessiva.

Disortografia

La disortografia si riferisce alla scorretta trasformazione grafica del messaggio orale ascoltato o pensato, troveremo quindi la presenza di numerosi errori di ortografia nel testo del bambino.

Discalculia

La discalculia evolutiva è un Disturbo Specifico, relativo agli apprendimenti ed alle abilità matematiche e numeriche.
Come tutti i DSA, esso si manifesta in bambini normodotati, in assenza di danni neurologici.
A volte la discalculia evolutiva è presente in bambini che manifestano anche un Disturbo Specifico relativo alle abilità di lettura.
I bambini discalculici manifestano difficoltà nell’automatizzare le procedure del conteggio, nella transcodifica (passaggio da un tipo di codice all’altro), nell’acquisire e recuperare correttamente i fatti aritmetici, nell’esecuzione e nell’applicazione delle giuste procedure di calcolo.
Le abilità di calcolo dipendono da diversi sistemi, indipendenti tra loro a livello neuropsicologico:

  1. Il sistema di comprensione numerico, che ci consente di riconoscere i numeri nei vari codici e ci permette di trasformarli in una rappresentazione astratta di quantità.
  2. Il sistema di produzione numerico, che ci consente di produrre i numeri nei vari codici.
  3. Il sistema di calcolo numerico, che permette di manipolare le rappresentazioni numeriche attraverso i segni delle operazioni, i “fatti numerici” o operazioni di base (es.: 5×5; 10+10; ecc.), e le procedure del calcolo.

La pratica clinica ha evidenziato come l’insuccesso prolungato, generando scarsa autostima e mancanza di fiducia nelle proprie capacità, possa indurre nel bambino frustrato dai suoi inspiegati insuccessi la manifestazione di una serie di disagi che vanno dalla demotivazione all’apprendimento, ad una forte inibizione, ad atteggiamenti aggressivi, fino, in alcuni casi, alla depressione; inoltre, poiché l’erronea attribuzione dei risultati scolastici insoddisfacenti vengono imputati alla distraibilità, al disinteresse o allo scarso impegno, questi alunni, oltre a sostenere il peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli.

Fino all’elaborazione della diagnosi, quindi, il soggetto con DSA vive tutte le sfaccettature del disagio emotivo legato alle sue difficoltà, ecco perché è importante diagnosticare precocemente tali difficoltà ed intervenire con trattamenti specifici.